A este propósito, leia-se esta entrada do blogue de Sandro Magister, o qual remete para um texto publicado no Osservatore Romano da autoria de Marco Agostini, Mestre de Cerimónias pontifício, sobre pavimentos de igrejas e a genuflexão, com cujos últimos parágrafos
«Perché la comunione in ginocchio
Benedetto XVI la vuole così, nelle messe da lui celebrate. Ma pochissimi vescovi e sacerdoti lo imitano. Eppure i pavimenti delle chiese erano resi preziosi anche per questo. Una guida alla scoperta del loro significato
di Sandro Magister
(...) Oggi l'inginocchiarsi – specie sul nudo pavimento – è caduto in desuetudine. Tant'è vero che suscita stupore la volontà di Benedetto XVI di dare la comunione ai fedeli in bocca e in ginocchio.
Questa della comunione in ginocchio è una delle novità che papa Joseph Ratzinger ha introdotto quando celebra l'eucaristia.
Ma più che di novità si tratta di ritorni alla tradizione. Le altre sono il crocifisso al centro dell'altare, "perché tutti nella messa guardiamo verso Cristo e non gli universo gli altri", e l'uso frequente del latino "per sottolineare l'universalità della fede e la continuità della Chiesa".
In un'intervista al settimanale inglese "Catholic Herald", il maestro delle cerimonie pontificie Guido Marini ha confermato che anche nelle messe del suo prossimo viaggio nel Regno Unito il papa si atterrà a questo suo stile di celebrazione.
In particolare, Marini ha annunciato che Benedetto XVI pronuncerà interamente in latino il prefazio e il canone, mentre per gli altri testi della messa adotterà la nuova traduzione inglese che entrerà in uso in tutto il mondo anglofono la prima domenica di Avvento del 2011: questo perché la nuova traduzione "è più aderente all'originale latino e di stile più elevato" rispetto a quelle correnti.
L'attrazione che ha esercitato la Chiesa di Roma su molti convertiti illustri inglesi dell'Ottocento e del primo Novecento – da Newman a Chesterton a Benson – era anche l'universalismo della liturgia latina. Un'attrazione per una fede solida e antica che oggi muove numerose comunità anglicane a chiedere di entrare nel cattolicesimo.
La "riforma della riforma" attribuita a papa Ratzinger in campo liturgico avviene anche così: semplicemente con l'esempio dato da lui quando celebra.
Ma tra i gesti esemplari di Benedetto XVI il meno compreso – sinora – è forse quello della comunione data ai fedeli inginocchiati.
Nelle chiese di tutto il mondo non lo si fa quasi più. Anche perché le balaustre alle quali ci si inginocchiava per ricevere la comunione sono state quasi dappertutto
disertate o smantellate.
(...)»
INGINOCCHIATOI DI PIETRA
di Marco Agostini
(...) I pavimenti delle chiese, lontani dall'essere ostentazione di lusso, oltre a costituire il piano di calpestio avevano anche altre funzioni. Sicuramente non erano fatti per essere coperti dai banchi, questi ultimi introdotti in età relativamente recente allorquando si pensò di disporre le navate delle chiese all'ascolto comodo di lunghi sermoni. I pavimenti delle chiese dovevano essere ben visibili: conservano nelle figurazioni, negli intrecci geometrici, nella simbologia dei colori la mistagogia cristiana, le direzioni processionali della liturgia. Sono un monumento al fondamento, alle radici.
Questi pavimenti sono principalmente per coloro che la liturgia la vivono e in essa si muovono, sono per coloro che si inginocchiano innanzi all'epifania di Cristo. L'inginocchiarsi è la risposta all'epifania donata per grazia a una singola persona. Colui che è colpito dal bagliore della visione si prostra a terra e da lì vede più di tutti quelli che gli sono rimasti attorno in piedi. Costoro, adorando, o riconoscendosi peccatori, vedono riflessi nelle pietre preziose, nelle tessere d'oro di cui talvolta sono composti i pavimenti antichi, la luce del mistero che rifulge dall'altare e la grandezza della misericordia divina.
Pensare che quei pavimenti così belli sono fatti per le ginocchia dei fedeli è commovente: un tappeto di pietra perenne per la preghiera cristiana, per l'umiltà; un tappeto per ricchi e poveri indistintamente, un tappeto per farisei e pubblicani, ma che soprattutto questi ultimi sanno apprezzare.
Oggi gli inginocchiatoi sono scomparsi da molte chiese e si tende a rimuovere le balaustre alle quali ci si poteva accostare alla comunione in ginocchio. Eppure nel Nuovo Testamento il gesto dell'inginocchiarsi si presenta ogni qualvolta a un uomo appare la divinità di Cristo: si pensi ai Magi, al cieco nato, all'unzione di Betania, alla Maddalena nel giardino il mattino di Pasqua.
Gesù stesso disse a Satana, che gli voleva imporre una genuflessione sbagliata, che solo a Dio si devono piegare le ginocchia. Satana sollecita ancora oggi a scegliere tra Dio o il potere, Dio o la ricchezza, e tenta ancora più in profondità. Ma così non si renderà gloria a Dio per nulla; le ginocchia si piegheranno a coloro che il potere l'hanno favorito, a coloro ai quali si è legato il cuore attraverso un atto.
Buon esercizio di allenamento per vincere l'idolatria nella vita è tornare a inginocchiarsi nella messa, peraltro uno dei modi di "actuosa participatio" di cui parla l'ultimo Concilio. La pratica è utile anche per accorgersi della bellezza dei pavimenti (almeno di quelli antichi) delle nostre chiese. Davanti ad alcuni verrebbe da togliersile scarpe come fece Mosè davanti a Dio che gli parlava dal roveto ardente.
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